Il Bosco al Buio

Ispirato da un uomo dei boschi… con qualche temerario ci siamo lanciati in questa esperienza.
Nel tempo, il ritrovo settimanale si è stabilizzato alle h 05.55, non so perché, ma questa triade di 5 mi piace. I partecipanti arrivano un po’ assonnati da ogni dove del torinese. Qualcuno non ha sentito la sveglia, altri hanno ripreso il sonno, dopo averla spenta ed avermi mandato un messaggio di disdetta. La confidenza con le albe ebbe inizio molto tempo fa con la pratica dei fosfeni, mentre adesso cerchiamo il buio e quindi anticipiamo l’apparire del sole. Andremo a scoprire che il buio nel bosco non dipende solo da quando sorge il sole. Chi lo avrebbe mai detto?


Perché avventurarsi in questa esperienza?
La natura è affascinante, vista comodamente in televisione, ma occorre l’allontanamento dalla zona di comfort a cui siamo troppo abituati, per immergersi in essa. Mettersi in una condizione di scomodità, attiva e amplifica il livello energetico individuale, indispensabile per armonizzare le influenze caotiche e negative della società di cui facciamo parte. Di contro, un livello energetico basso e privo di equilibrio, rende l’individuo vulnerabile.

All’inizio del sentiero dove ci fermiamo per adattare la vista all’oscurità, approfitto per una raccomandazione: entrate in relazione con il bosco ed evitate di “tagliarlo”. Gli sportivi di solito corrono “tagliando” lo spazio, vanno verso il punto di arrivo il più velocemente possibile, sono in una sorta di proiezione mentale nel futuro. Entrare in “relazione con”, non ha obiettivo alcuno, se non quello di percepire attimo per attimo lo svolgersi dell’esperienza dell’ascolto del dialogo non udibile dall’udito.

Camminare al buio su un terreno vario modifica questa azione naturale: entrambi i piedi devono essere liberi, così come le caviglie, le ginocchia e le anche morbide, per accomodarsi alle asperità del sentiero. Procediamo accodati e dopo pochi minuti invito a prestare attenzione alla respirazione, che per l’impatto con la nuova situazione, facilmente ci può portare in una sorta di apnea.

Nelle prime uscite ci siamo confrontati con il muro fatto di buio, che come dicevo prima non dipende solo dalla mancanza del sole, ma anche dall’assenza della luna e soprattutto in alcune stagioni, dalla presenza fitta delle foglie sugli alberi, che impediscono alla luce di filtrare. Mentre con la luna piena e nel periodo invernale, in assenza delle foglie, si cammina tra gli alberi in piena visibilità.

Il gruppo procede nel percorso alternando silenzi e parole. Nel buio tutto è amplificato, il corpo e la mente si adattano all’esperienza e ogni tanto, se non facciamo troppo rumore, compaiono gli abitanti del bosco: la volpe, il capriolo, il cinghiale… ma il nostro timore è l’incontro con il cacciatore!

Ci fermiamo in un punto, per meditare intorno ad una fiammella. Non dobbiamo fare nulla, solo stare fermi per consolidare l’ascolto e la relazione con la natura. Dopo questa breve pausa, riprendiamo a camminare e spesso accogliamo il sorgere del sole, lungo il percorso che ci conduce in un punto alto della montagna, dove faremo la pratica fosfenica.

Immersi nella natura il tempo passa senza avvertirne il trascorrere. Finiamo condividendo la colazione, un momento di convivialità che è diventato parte irrinunciabile di queste mattinate.

Torniamo al vivere quotidiano completamente trasformati, condizione che stupisce soprattutto chi si avvicina per la prima volta a questa strana esperienza, fatta di silenzio, natura, meditazione e gioa.